Sette saggi sull’architettura religiosa contemporanea
Manuale di architettura ecclesiale cattolica
Autor: José Manuel Pereira Ribeiro Gomes
Tamanho: 225X240mm
Págs: 384
ISBN 978-989-8877-75-8
1ª edição: setembro de 2020
Livro escrito em língua italiana. Impresso a cores e encadernado com capa dura.
Il carattere di manuale richiede che il lettore sia presente, che esprima un self-control con-centrando-si sul testo, su ciò che apprende. Tuttavia il lettore del manuale non può essere autoreferenziale “io e solo la mia lettura, il mio studio fermo in sé stesso”.
Per sua natura un manuale è opera aperta che chiede confronti, pone interrogativi. Esso non può tutto dire, ma può essere di apertura all’approfondimento. Si basa su un paradigma dinamico: ricordare-conoscere-trasmettere.
I sette saggi del manuale sono motivo di speranza. Danno a pensare e indicano che un linguaggio comune e diversificato liturgico sta maturando. Mentre si sta considerando seriamente la traditio segnata da forme artistiche di ogni epoca, si considera seriamente l’arte del nostro tempo e di tutti i popoli e paesi come ricorda Sacrosanctum Concilium, 122: preziosa la documentazione reperibile nel manuale.
Silvano M. Maggiani, osm
Presentazione
È ancora un tempo di transizione culturale, ecclesiale, liturgico per quanto concerne una architettura e un’arte per la liturgia, quello che nelle contemporaneità in divenire stiamo vivendo.
A me pare, tuttavia che, pur faticosamente, un dialogo di parole comuni si stia intessendo, dopo periodi di sordità reciproca, tra architetti, artisti e liturgisti e committenza, un dialogo fiduciale reciproco che nel ritrovare parole di significato condivisibile o nuovamente considerato permetta di comprendere a tutto tondo il senso della particella per: per inteso come preposizione finale e come preposizione modale, armonicamente integrantesi.
La semantica soggiacente al per trova il suo punto di arrivo e motore di rinnovati cammini nella Costituzione sulla Liturgia, Sacrosanctum Concilium, nel relativo Cap. VII, sull’arte “sacra” e la suppellettile, che pur con i suoi limiti evidenziati nei molteplici commenti, indica la necessità di superare l’ideologia della concezione dell’arte “per l’arte” a favore di un’arte “per la liturgia”, libera da funzionalismi che vorrebbero fare dell’arte una ancella della liturgia, bensì riconoscere agli artisti una dignità ministeriale a servizio di un idoneo svolgimento delle azioni della Chiesa che celebra e che prega e la sua partecipazione attiva nel celebrare i santi misteri.
L’atto della Chiesa è l’orientamento e l’orizzonte dell’architetto, dell’artista, del liturgista e per sua natura della committenza.
Di converso è l’azione liturgica, il “per ritus et preces”, che a sua volta è modalità orientativa considerata. Il Libro rituale, gli Ordines, con i plurimi linguaggi che lo caratterizzano, quale programma del rituale, è “fonte” primaria da tenere presente per i suoi contenuti teologici e rituali cosi come le “fonti” proprie della progettazione architettonica e le sue leggi sono a servizio dell’artista progettista e costruttore.
Alcuni documenti del magistero episcopale come, ad esempio quelli per la Chiesa che è in Italia, seguono la duplice dimensione del “per” sia nella Progettazione di nuove chiese (1993) che per L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica (1996).
Riferendosi ancora alla Costituzione liturgica troviamo un’altra attestazione di natura invariabile: il problema della formazione e quindi dei formatori. La Costituzione insiste soprattutto sulla formazione degli artisti ma indica la necessità di formare anche tutti coloro come il clero, i componenti delle commissioni diocesane di “arte sacra” che hanno responsabilità dirette circa l’incremento della liturgia.
A questa formazione vanno inclusi i professori di liturgia, i quali ancora fino al presente hanno una notevole conoscenza concernente il tempo liturgico, ma non sempre sono competenti circa lo spazio.
Siamo di fronte ad una specie di cantiere che esige competenze diversificate e che nello specifico di una competenza si apre alle competenze altrui, cogliendone il valore e i relativi criteri.
Il manuale di José Ribeiro Gomes, a pieno titolo si inserisce nella pubblicistica che vuole apportare contenuti e indirizzi di valore, pur parziali, allo scopo di illuminare con esperienza in campo e esperienza teorica l’architettura e l’arte per la liturgia, il relativo per finale e il per modale. I sette saggi sono pensati e organizzati come materiale di cui per primo ne ha beneficiato l’A., stimati proprio per questo quali contributi per la formazione. Risuonano nella scelta degli autori che hanno permesso di illuminare le argomentazioni di natura antropologica, filosofica, liturgica, teologica in genere, le descrizioni e valutazioni inerenti alle opere architettoniche e artistiche, il frutto della ricerca dottorale condotta nell’ambito dell’Institut Catholique de Paris (ICP), unitamente alla sua esperienza diretta sul campo della progettazione di nuove chiese e poli musicali, nonché responsabilità concernenti il patrimonio culturale architettonico, musicale, vestimentario della liturgia. Tra gli autori di riferimento, segnalo con riconoscenza il nome di un carissimo maestro e amico anche mio personale a cui è dedicato il volume: Jean-Yves Hameline. La sua attenzione nella ricerca e nell’insegnamento al non verbale, al linguaggio simbolico e rituale, alla musica non solo liturgica e soprattutto ai contesti culturali in cui la Chiesa celebra e prega, ci hanno formati a prendere sul serio il “per ritus et preces”, a non affrontare semplicisticamente contenuti e scelte pastorali, a pensare senza dare nulla per scontato.
Il molteplice nella ricerca liturgica è cosa seria. E volendo dominare i molteplici registri che essa deve avere presenti, soprattutto evitare di dare ricette, si può correre il rischio di articolare una interpretazione dello spazio che è liturgicamente trasformato in luogo/luoghi, non sempre cristallino, a volte accennata, a volte bisognosa di valorizzazione più ampia delle fonti liturgiche che iconologicamente sono alla base di una “iconografia” architettonica, dei poli simbolici eminenziali come l’altare, l’ambone, il battistero e fonte battesimale. Questi sono alcuni limiti che constatiamo nella presente opera di don José Manuel.
Probabilmente sono da considerare due aspetti che guidano la scelta dei contenuti nel volume e il suo voluto carattere di Manuale.
Circa la scelta dei contenuti emerge, a me pare chiaramente che l’A. abbia voluto dare una maggior importanza a tematiche che, pur presenti nel dialogo liturgia/architettura e arte, non vengono considerati compiutamente come ad esempio il genius loci, il suono, il colore. Legittima attenzione anche perché queste tematiche nascono da esperienza-conoscenza maturata lungo gli anni dell’A.
Sulla scelta del genere manuale dell’opera è forse utile spendere una parola in più. Innanzitutto don José è ben consapevole che proprio il carattere di manuale è per sua natura aperto ad arricchimenti e a contributi illustrativi più ampi. Inoltre la scelta compositiva di “saggi” orienta non ad una lettura sequenziale armonica ed esaustiva, bensì ad un approfondimento di scelta di studio del soggetto tematico. L’insieme risulta unitario ma le parti sono come componenti di una sinfonia. Questo tipo di scelta strutturale dell’opera rinvia ineludibilmente al lettore.
Mi ritornano, cosi, in mente alcune attitudini preziose fondate da Gaudium et Spes nel Cap. II, sulla promozione della cultura: «La Chiesa ricorda a tutti che la cultura deve mirare alla perfezione integrale della persona umana, al bene della comunità e di tutta la società umana. perciò è necessario coltivare lo spirito in modo che si sviluppino le facoltà dell’ammirazione, della intuizione, della contemplazione, e si diventa capaci di formarsi un giudizio personale, di coltivare il senso religioso, morale e sociale» (n. 59).
Mi è utile riportare alcune annotazioni della prof.ssa neuro scienziata Maryanne Wolf, tratta dal suo volume Lettore, vieni a casa. Il cervello che legge in un mondo digitale (2018). Nella parte finale del suo studio, richiamandosi all’Etica Nicomachea di Aristotele, adotta la descrizione delle tre vite di una buona società alle tre vite del “buon lettore”. «La prima vita è quella in cui raccoglie informazioni e acquisisce conoscenza. Nella seconda vita si trovano in abbondanza le varie forme d’intrattenimento della lettura … leggiamo per prendere quest’economico mezzo di trasporto che ci porta via dalla nostra frenetica vita di ogni giorno. La terza vita del buon lettore è l’apice della lettura e il capolinea delle altre due vite: la vita di riflessione in cui - quale che sia il genere che stiamo leggendo - entriamo in un regno personale e totalmente invisibile, il nostro “ancoraggio privato”, dove possiamo contemplare ogni tipo di esistenza umana e riflettere su un universo in cui veri misteri fanno sembrare minuscoli quelli della nostra immaginazione» (p. 176).
La “terza vita del buon lettore” deve caratterizzare la lettura di tutti coloro che abbiamo segnalato come primi soggetti della formazione.
Per loro, in particolare ricercatori della saggezza come contemplazione in azione, è proprio la via della bellezza, nobile semplicità, che devono percorrere, perché è la beltà che deve risplendere e a sua volta ispirare, la doxa dei santi misteri. Nelle affollate annotazioni di don José ritroviamo questa tensione che apre, all’intuizione, allo splendore da amare e da perseguire, certamente attraverso il materico da modellare, ma da valorizzare nella sua datità.
Il carattere di manuale richiede che il lettore sia presente, che esprima un self-control con-centrando-si sul testo, su ciò che apprende. Tuttavia il lettore del manuale non può essere autoreferenziale “io e solo la mia lettura, il mio studio fermo in sé stesso”.
Per sua natura un manuale è opera aperta che chiede confronti, pone interrogativi. Esso non può tutto dire, ma può essere di apertura all’approfondimento. Si basa su un paradigma dinamico: ricordare-conoscere-trasmettere.
I sette saggi del manuale sono motivo di speranza. Danno a pensare e indicano che un linguaggio comune e diversificato liturgico sta maturando. Mentre si sta considerando seriamente la traditio segnata da forme artistiche di ogni epoca, si considera seriamente l’arte del nostro tempo e di tutti i popoli e paesi come ricorda Sacrosanctum Concilium, 122: preziosa la documentazione reperibile nel manuale.
All’A. e al lettore formulo l’augurio, attingendo ad alcuni pensieri della prof.ssa Wolf, di «essere continuamente impegnato a tentare di raggiungere ed esprimere i nostri migliori pensieri in modo da ottenere una comprensione sempre più reale e più splendida dell’universo, e condurre una vita fondata su questa visione. Intraprendere una simile ricerca è il massimo obiettivo della lettura profonda e l’inizio della sua saggezza, ma non la sua fine. Proprio come Proust ha ‘articolato’ in modo eloquente molti anni fa, “il termine della loro saggezza [degli scrittori] ci appare soltanto come il principio della nostra”» (Lettore vieni a casa, p. 188).
Silvano M. Maggiani, osm
[Ricevuto il 2 novembre 2019]
P.S.
Mentre questo libro andava in stampa abbiamo appreso la triste notizia della scomparsa di padre Silvano Maggiani. Egli porterà nella comunione con il Padre la sua disponibiltà e il suo entusiasmo, e noi lo accompagniamo nella preghiera.
Riguardo L’autore
José Manuel Pereira Ribeiro Gomes (Campo de Besteiros, Portogallo). Dopo i suoi studi teologici a Porto, è stato ordinato sacerdote della Diocesi di Bragança-Miranda (1988). Ha studiato comunicazioni sociali all’Universidad de Comillas (Madrid, 1984). Ha vissuto a Parigi ove ha studiato canto lirico, organo e direzione di coro. È diplomato in canto gregoriano (Institut Catholique de Paris ICP, Institut de Musique e Musique Liturgique) ed ha ottenuto il suo Diploma di Studi di Storia dell’Arte e della Musica con una ricerca su “L’arte lirica a Parigi alla fine del 20mo secolo: L’Opera Bastille” (1994). Ha frequentato la Scuola del Museo del Louvre dove ha ottenuto un diploma con uno studio sullo statuto degli oggetti liturgici in contesto museale e progettando l’istallazione di un museo nella antica Abazia d’Ambronay (Francia) (1998). Ha difeso la sua tesi di dottorato intitolata “Liturgia e architettura: una nuova architettura per un nuovo progetto liturgico” presso l’Università Cattolica di Parigi (ICP – Institut Supérieure de Liturgie) (2003). Nell’ambito del programma di laurea magistrale della “Escola das Artes, Universidade Católica Portuguesa de Lisboa”, ha tenuto una master-class su “Tessuti e Vesti Liturgiche” (2008).
Sin dall’ordinazione presbiterale ha fatto il parroco nella sua Diocesi; durante i suoi soggiorni parigini era cappellano delle comunità portoghesi. Fondatore e direttore della scuola di restauro in Bragança (1995-1997), ha realizzato il primo inventario del patrimonio artistico della Diocesi di Bragança-Miranda, una pubblicazione in quattro volumi tematici (1996). È stato Presidente della Commissione Diocesana d’Arte Sacra, Direttore del Dipartimento di Liturgia e Patrimonio Culturale e del Segretariato di Liturgia, Musica e Arte Sacra della sua Diocesi.
Professore in diverse scuole pubbliche, istituti superiori di teologia, università e nella “Escola das Artes” di Porto. Ha curato diverse mostre e progetti museografici. Autore di vari libri e di numerosi articoli scientifici. Dal 2010 è Officiale nella Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti in Vaticano. Recentemente ha tenuto ‘master classes’ su liturgia, arte e musica.